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Elezioni tedesche: le urne puniscono la Grosse Koalition, ora tocca all'Italia
di Marco Piersimoni, senior portfolio manager di Pictet Asset Management
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Il risultato sopra le attese di Alternative für Deutschland (AdF), riporta in auge le retoriche nazionaliste che in Europa sembravano sopite. La frangia anti-europeista tedesca ha al momento oltre il 12% delle preferenze, un segnale forte nel Paese che più ha beneficiato dell’euro finora. I mercati stanno reagendo in maniera assolutamente composta, con l’euro che si è leggermente indebolito, i future sulla Borsa e gli spread praticamente invariati.
Ora la strada verso la coalizione tra partiti sembra obbligata. Ci sarà senza dubbio una maggioranza parlamentare in grado di sostenere Angela Merkel, ma si tratterà di un’alleanza frastagliata ed esporrà il fianco su diversi temi, non solo quello europeo. Alla fine, dalle elezioni sono proprio la CDU di Angela Merkel e i socialdemocratici di Martin Schulz – probabilmente all’opposizione – ad aver perso la parte maggiore dei voti uscendone con le ossa rotte, mentre hanno tenuto le posizioni i partiti di sinistra, Verdi e Comunisti.
Le trattative saranno lunghe e richiederanno senza dubbio alcune settimane, se non mesi, come dichiarato da alcune parti in causa. Per il funzionamento della macchina statale tedesca, non sarebbe una tragedia: abbiamo importanti precedenti, come quello dell’Olanda che è senza governo da sei mesi e quello del Belgio che è rimasto senza esecutivo per un periodo ancora maggiore senza significativi impatti sull’economia. La Germania ha una rilevanza politica troppo alta per l’Europa: un’assenza di leadership prolungata potrebbe creare problemi.
Al momento, ci sarebbero le condizioni per una coalizione tra Merkel, Liberali e Verdi, con la possibile riconferma di Wolfgang Schäuble in veste di ministro del Tesoro. Con tale esecutivo si andrebbe verso un’Europa simile a quella sperimentata finora, con la Germania potenzialmente più riluttante verso forme di maggiore integrazione economica. Un quarto mandato Merkel senza quindi slancio e virtualmente “pericoloso” per il futuro di medio termine dell’Europa.
Tanto più che l’Italia, il cui ruolo in Europa non è da sottovalutare, la spinta anti-euro non ha mai perso mordente. L’appuntamento con le elezioni regionali siciliane del 5 novembre è ora cruciale per avere un’indicazione sul futuro, nonostante oggi covi ancora sotto la cenere. Nel nostro Paese le forze più o meno dichiaratamente anti-euro mostrano ancora una certa forza relativa, perciò l’esito di novembre in vista delle prossime politiche sarà particolarmente interessante per i mercati. I tanto agognati Eurobond non saranno privi di condizioni: sarà prima necessario che i conti pubblici siano in salute e che sia spezzato il legame tra salute delle banche e salute degli Stati, elemento da sempre discriminante per l’Italia.
È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: Student Housing: accordo per 800 nuovi
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